La sesta carta è associata a Tiphareth, Bellezza, la sephirah centrale, che chiude la seconda triade dall’Albero della Vita (figura 1), ed è riflesso di Keter attraverso l’Abisso.
È collegata a tutte le sephirot, sia ai tre superni, che alle sei attive della Piccola Faccia (Seir Apin), e attraverso Yesod, il Fondamento (l’Eremita) anche alla decima sfera, Malkuth.
È quindi punto di equilibrio, armonia e legame tra le forze delle colonne della Grazie (attiva) e della Severità (passiva) e al centro della colonna dell’Equilibrio.
Associata alla lettera Vav ו, al numero 6, al Toro e al sesto sentiero che collega Chokmah con Tiphareth.
Carta e sfera attiva e vivificante, esprime la capacità di trasformare le situazioni con le azioni e le scelte corrette.
Legata alla stella a sei punte rappresenta armonia e bellezza, equilibrio e unione.
Come riflesso di Keter è anche chiamata il Re con sul capo la Corona suprema (Keter), il figlio del Padre supremo Chokmah e della Madre suprema Binah.
Da Tiphareth si proietta in alto la coscienza e la sapienza di Daath, la sephirah invisibile, che traccia sull’albero il Sigillo di Salomone, figura 2.
Il Duomo di Modena a cura di Patrizia Curti
Il bambino alato ha la postura e gli attributi del genietto reggifiaccola che si trova sul lato sinistro della facciata principale,in coppia con quello posto sul lato destro. Le gambe sono incrociate,il corpo un po’inclinato,un braccio è disteso sopra al reggifiaccola,a cui si appoggia impugnando una coroncina,l’altro braccio è incrociato ad angolo retto sul petto e le ali dispiegate.
E’ stato osservato che Wiligelmo ha sicuramente visto analoghi soggetti sul fronte di sarcofagi romani.La presenza nel secondo rilievo di un uccello dal lungo becco accanto al putto interpretato come ibis ha dato adito ad una traduzione iconografica di simboli cristiani.L’ibis,che si ciba di cadaveri in via di putrefazione, simboleggerebbe la morte del cattivo cristiano,alla quale si opporrebbe quella del buon cristiano nel primo rilievo.
Gli studiosi tuttavia non sono certi che l’uccello che compare accanto al genietto di sinistra sia l’ibis dei bestiari medievali quanto piuttosto l’antica fenice, simbolo di resurrezione, oppure un pellicano,simbolo della passione di Cristo e del sacrificio che salva l’umanità.
La parte inferiore della carta reinterpreta un capitello della terza semicolonna dell’abside centrale con due telamoni angolari in mezzo ai quali una figura femminile più piccola allunga le mani tenendoli per il braccio. Indossano una lunga veste aderente con ampie maniche reggendo con le braccia sollevate il peso sovrastante le spalle in una posa che è stata accostata a quella di danzatrici della scultura greca del periodo arcaico. Il significato del capitello rimane oscuro.