La sedicesima carta è in relazione con il Papa e la sephirah Geburah.
La seconda serie di undici carte evidenzia spesso aspetti negativi a causa della maggiore vicinanza ad un piano più materiale.
La via mistica, passiva, iniziata con una nuova della visione della realtà conseguita da chi ha realizzato la Grande Opera (l’Appeso), morendo al mondo (la Morte) per affrontare un percorso di ricerca interiore (la Temperanza), e riuscendo a dominare le energie istintive (il Diavolo), giunge, con la Torre, alla rinuncia ad ogni costruzione materiale in favore dello sviluppo spirituale.
Questo percorso spirituale è raffigurato dal fulmine, che simboleggiala Via del Lampo che collega gerarchicamente le dieci sephiroth dell’Albero della Vita.
È associata al sedicesimo sentiero che unisce Tiphareth a Nezach, al segno del Capricorno e alla lettera Ain ע .
Il valore della lettera, 70, ne indica la grande forza, il contenuto esoterico del 7 si confronta con la realizzazione rappresentata dal 10, che se risulta troppo lmitante o materiale, produce una reazione rovinosa, l’aspetto distruttivo di Geburah, altrimenti chiamata Din Giustizia, che si abbatte sulle ‘costruzioni’ egoistiche dell’uomo.
Ain עין significa occhio ed è simbolo di percezione e visione pura, il lampo che illumina consente all’occhio di distinguere il vero dal falso.
Nella carta il lampo divino colpisce la torre del castello dove è rinchiusa Ginevra, immagine di Malkut il Regno e sposa di Artù il Re illuminato, liberandola, ma demolendo anche le prigioni limitanti della materialità.
Il Duomo di Modena a cura di Patrizia Curti
Nella donna che si volge di lato rivive Winlogee (Ginevra), che nell’archivolto della Porta della Pescheria guarda verso i cavalieri della Tavola Rotonda che avanzano per liberarla.
La torre raffigurata nella carta evoca quella del castello ove è tenuta prigioniera, mentre il suo carceriere (Mardoc), spaventato, si afferra ai legni della torre e, unico a difendere il castello, è armato unicamente di una martellina non dissimile da quelle utilizzate dai muratori nel medioevo. Il motivo della doppia pelta (cfr.la Luna e Le Stelle) a Modena trova i primi esempi scolpiti ed è eccezionalmente impiegata a rappresentare l’acqua: la troviamo qui, nella scena della creazione di Eva e dell’arca di Noè nella facciata principale, oltre che nella leggenda di San Geminiano nell’architrave della Porta dei Principi.
Il personaggio nudo, che sta precipitando in picchiata, ha qualcosa in comune con le figure presenti nei tralci, in particolare può essere avvicinato all’ignudo in alto nello stipite sinistro del portale della facciata in atto di afferrarsi il piede con una mano. Il fatto che solo una gamba sia visibile nella scultura di Wiligelmo ha fatto pensare alla razza favolosa con un solo piede, gli sciapodi, presente nelle mappe e nelle rappresentazioni medioevali.