Lo schema che vede due serie sovrapposte di undici carte, applica il metodo della Gematria chiamato Chasbon Al-Bam, e mette in relazione la tredicesima carta con la seconda, מ con ב, richiamando i contenuti di Chochmah.
Questa seconda via, passiva, mistica, attribuisce alla tredicesima carta, la Morte, significati di mutamento e cambiamento, determinati dalle forze della sapienza richiamate dalla Papessa.
Alla tredicesima carta è attribuito il sentiero che collega Chesed a Nezach, la lettera mem מ e l’elemento acqua.
Mem מ deriva da majjm מיים (acque), al plurale per indicare le Acque Superiori e quelle Inferiori separate il secondo (2) giorno della creazione, duplice è la grafia della lettera מ e ם, e indica ancora un collegamento con la seconda sephirah.
Il valore numerico è 40, che indica un periodo di mutazione, purificazione e cambiamento, come i 40 giorni di permanenza sulla terra delle acque del diluvio.
È associata ai concetti di trasformazione, di morte e (ri-)nascita, all’introspezione del mistico, del ricercatore per trovare la via dell’evoluzione e del progresso spirituale.
Nella carta vediamo rappresentato il mese di giugno, mese del solstizio d’estate, simboleggiato dall’attività della falciatura, della raccolta, che prepara il terreno al nuovo ciclo di crescita.
Il Duomo di Modena a cura di Patrizia Curti
L’arcano cita il mese di Giugno, che impugna una grande falce, la prima formella in alto a destra del ciclo sito negli stipiti interni della Porta della Pescheria. Il contadino ha il capo coperto da un cappello a tese larghe, che lo ripara dal sole, ai piedi stringhe di cuoio mantengono le scarpe strette alle caviglie.
Si sta preparando alla dura fatica di tagliare l’erba del prato con una enorme falce. Abitualmente il ciclo dei mesi occupa le facciate principali delle chiese con il tema del lavoro agricolo attraverso il quale l’uomo si riscatta davanti a Dio e può conseguentemente sperare nella salvezza.
Anche Giugno, come le altre figure, è accompagnato da un’iscrizione che reca, in forma abbreviata, il nome del mese e che presenta una caratterizzazione riconducibile alla personalità artistica del maestro responsabile dell’opera, in piena adesione al modello wiligelmico. La colonna infine richiama quelle dei baldacchini che incorniciano i mesi.