Il Sole

La diciannovesima carta è collegata a la Giustizia e alla sephirah Hod.

La luce ora è diretta, quella del Sole, in contrasto con la penombra lunare.

Sotto questa luce niente si può nascondere, ogni cosa è vista nella sua natura, l’illusione scompare.

Le due figure ricevono questa energia-luce in uno scambio (legame) circolare che allude al ciclo umano e al percorso iniziatico di evoluzione spirituale.

 

Una luce che scende continuamente sulle creature come intuizione illuminante e risale come preghiera. Il muro ricorda quello visto nella carta precedente (la Luna), ma dall’interno della Gerusalemme celeste, come Santità (קדושה).

 

Questa discriminazione tra realtà e illusione operata grazie alla luce, si collega ai contenuti di Hod, Maestà, alla base del pilastro della Severità (Giustizia).

È associata al 19° sentiero che collega Nezach e Hod, al segno dei Pesci e alla lettera Qoph ק.

 

Il valore numerico della lettera è 100, compimento dei cicli (10×10) e inizio di uno nuovo.

 

Nella carta le due figure alate che si guardano simboleggiano i due pilastri dell’Albero della Vita, sostenuti, illuminati ed equilibrati nel pilastro centrale rappresentato dalla luce solare (al centro), il continuo scorrere dell’energia שכינה (Shechinah).

 

Il Duomo di Modena a cura di Patrizia Curti
Nella carta è evidente il richiamo ai muri esterni della cattedrale con i fori (buchi pontai) ove venivano inserite le travi per creare una sorta di impalcatura. In alto risplende come un sole la decorazione appartenente alla fase duecentesca del cantiere sita in una lunetta sopra la finestra centrale dell’abside.
Raffigura un largo volto con abbondante capigliatura ondulata spartita simmetricamente ai lati. E’ stata notata la volontà di sottolineare la centralità della finestra inserita nell’abside centrale, dunque più importante, sia attraverso l’impegnativa cornice decorata, sia, nella lunetta, attraverso la scelta del volto frontale la cui simmetria allude all’ideale divisione dell’abside in due metà speculari.
Si ispirano al capitello della prima semicolonna dell’abside centrale le due creature con la testa umana ornata da corona, le ali appuntite, il corpo di serpente avvolto in spire che terminano in zampe da cavallo puntate su un’unica testa canina. Dalla corona delle due figure mostruose viene ripreso il motivo decorativo in primo piano.