La ventiduesima carta è in relazione con la Forza e Daat, Conoscenza.
Rappresenta la totalità delle cose create, la fine del cammino, il tutto e l’Assoluto.
La chiusura del cerchio O che consente all’energia di non disperdersi e realizzare ogni cosa.
È legata all’energia della Conoscenza Daat che circola in tutto l’Albero della Vita, la conoscenza universale.
L’assoluto qui rappresentato mette alla prova la mente e la coscienza, che devono liberarsi da ogni legame e da ogni schema materiale per non perdersi.
È la conclusione del percorso del rinunciante, del mistico che, giunto alla visione completa e reale delle cose (il Mondo), si libera da ogni restrizione e si avvia a perdersi (unirsi) nell’Assoluto,scelta apparentemente incomprensibile e ‘folle’.
È associata al 22 sentiero che collega Jessod e Malkut, alla Luna e alla lettera Tau ת, il cui valore è 400 e simboleggia la realizzazione (4) completa (x100).
La Gematria piena della lettera tau תו è 406, come אתה (athe) “tu”, che mostra il rapporto tra א e ת le lettere che comprendono tutte le altre essendo la prima e l’ultima dell’alfabeto.
Come il 22° è l’ultimo sentiero che chiude lo schema Sephirotico, collegando idealmente Keter,la Corona prima sephirah (א) in cima al pilastro dell’Equilibrio con Malkut, il Regno ultima sephira (ת).
Nella carta la figura nuda, spogliata di ogni cosa si avvia verso il Nulla, l’assoluto, il baratro con un semplice fardello che contiene le esperienze e i pochi legami, ormai separati dalla propria persona, a cui può facilmente rinunciare.
Il Duomo di Modena a cura di Patrizia Curti
La carta si ispira al bassorilievo posto sulla facciata, ma non immediatamente visibile in quanto incassato sul lato breve oltre lo spigolo destro del protiro.
Secondo gli studi più recenti l’impronta di Wiligelmo è riconoscibile in questa scultura, che rappresenta una figura umana nuda con un berretto a spicchi a cavallo di un mostro con testa caprina, coda di pesce e zampe di uccello. Il curioso personaggio con il copricapo appuntito infatti ricorda le figure che popolano il “tralcio abitato” negli stipiti esterni della porta principale, selva oscura ove si arrampicano e lottano uomini, animali, mostri, rappresentazione della vita piena di insidie, di tentazioni, di peccati.
Alcuni sono nudi, altri incappucciati, qualcuno è scalzo, qualcun altro ha eleganti calzature: un repertorio di esseri umani mescolati a grifoni, a manticore, a cinocefali e ad altre bizzarre creature collegabili a quelle descritte nei bestiari medievali.
Tuttavia, allo stato attuale degli studi, resta misterioso il senso complessivo della scultura che ha ispirato la carta del Matto, come peraltro la connessione di significato con il rilievo che occupa la fronte del medesimo blocco lapideo.