La ventesima carta è collegata a l’Eremita e alla sephirah Jessod, il Fondamento.
Indica il rinnovamento spirituale, il risveglio dell’anima richiamata alla luce dall’energia divina (suono-parola), rappresentata dalla figura che suona il sophar, la tromba celeste che anuncia la liberazione dai vincoli materiali.
Nel percorso mistico l’iniziato dopo essersi unito alla circolazione luminosa rappresentata nella carta del Sole, è pronto a rinascere spiritualmente e ad ascendere, dal Fondamento del pilastro mediano (Jessod) verso la Corona (Keter) rappresentata dalla Mandorla Mistica (Vesica Piscis).
È associata al 20° sentiero che collega Nezach e Jessod, al pianeta Mercurio e alla lettera resh ר , il cui valore è 200, il nuovo inizio il perpetuarsi dei cicli.
Nella carta la Mandorla Mistica (Vesica Piscis) da cui esce l’angelo che suona il sophar, rappresenta la divinità di Keter (la Corona), la prima sephirah, aldilà del quale si scorgono le nubi di En Soph, l’Infinito.
Le tre figure rappresentano i risvegliati che, morti e rinati spiritualmente (percorso iniziatico), sono associati ai tre pilastri dell’Albero dellaVita. Apparentemente i due pilastri laterali sono scambiati, avendo sulla destra il pilastro femminile e sulla sinistra quello maschile.
Uno scambio solo apparente, che allude alla differenza tra la visione oggettiva o soggettiva dell’Albero.
Contemplando lo schema ‘da fuori’, il pilastro maschile attivo è a destra e quello femminile passivo a sinistra (visione soggettiva), ma vengono scambiati quando ci si unisce alo schema (visione oggettiva) girandosi e facendo combaciare la colonna vertebrale con il pilastro centrale dell’equilibrio.
Nella carta il concetto di risveglio, di rinascita spirituale allude all’Albero soggettivo.
Il Duomo di Modena a cura di Patrizia Curti
La donna incorniciata entro una mandorla che siede sui talloni allude alla strana creatura protagonista di una delle lastre poste sui salienti dei muri diaframma della cattedrale, quattro per parte, definite “metope”anche se mai appartenute ad un fregio.
Forse in questa posizione fin dall’inizio, raffigurano misteriosi esseri come questa fanciulla con in testa una cuffia lavorata, forse derivata dal Liber monstrorum composto attorno al IX secolo, antologia di bizzarre creature che nel medioevo si pensava vivessero ai confini della terra.
La presenza dietro alla figura di un grosso braccio con un cartiglio ha fatto pensare anche ad un richiamo al dio Brahma. Nella parte superiore della carta sono invece evocati i simboli dei quattro evangelisti, siti nella parte alta della facciata della cattedrale e ritenuti da una parte della critica opera di Wiligelmo, ovvero, secondo altri, del “Maestro degli Evangelisti”.
Sebbene alcuni studiosi abbiano ipotizzato provenissero da un pulpito all’interno della chiesa, Marco e Matteo in marmo di provenienza greca, Luca in pietra di Nanto e Giovanni in pietra d’Istria sono probabilmente nell’ubicazione originaria. Questa ipotesi è confortata anche dalle iscrizioni strettamente apparentate alle altre presenti in facciata.